Isole Fantastiche


“ La fantasia è la facoltà più libera delle altre, essa infatti può anche non tener conto della realizzabilità o del funzionamento di ciò che ha pensato. È libera di pensare qualunque cosa, anche la più assurda. Incredibile, impossibile.” (B.Munari)


L’immaginazione è il mezzo più potente per visualizzare, per rendere visibile ciò che la fantasia e la creatività, le nostre facoltà più straordinarie, riescono a esprimere. Immaginare permette di  sentirci vivi, curiosi, e in qualche modo ci avvicina alla nostra vera natura. Nella nostra contemporaneità sta diventando sempre più difficile riuscire a sognare e immaginare una realtà che ci dia un senso di serenità, gioia e spontaneità. Il bombardamento mediatico a cui siamo soggetti quotidianamente, sta rendendo la società quasi un oggetto di studio, con conseguenze apparentemente “invisibili”, ma di fondo gravi, che stanno portando a un appiattimento della capacità discernitiva dell’essere umano, e soprattutto, all’annientamento della sua capacità di fantasticare.

Il progetto “Isole fantastiche” punta a rimettere in moto il daydreaming, cioè tutti i momenti di veglia che trascorriamo senza pensare a nulla in particolare. Quei minuti di vuoto in cui non si pensa a niente di preciso, ma si lascia andare il pensiero da sé, lavorando sul nostro flusso di coscienza interiore. Sognare ad occhi aperti è immergersi in un mondo virtuale in cui possiamo provare il futuro, esplorare scenari spaventosi o immaginare nuove avventure senza rischi.

”L’isola” diventa quindi, nel progetto fotografico, metafora fantastica della terra di mezzo che sta nella nostra mente. Un cielo viola, animali striscianti, chiome fluttuanti, territori che vibrano di colori cangianti, divengono stimoli per la nostra fantasia che potrà trovare un linguaggio per codificarlo e restituirne una personale visione. 

L’opera prevede un supporto fotografico, una video installazione ed uno still life costituito da reperti trovati sull’isola. A completare la video installazione, una traccia sonora basata sulle “number stations”, del sound designer Mirko Cangiamila di Palermo. Le “numbers station” hanno fatto la loro comparsa durante la seconda guerra mondiale e utilizzate poi nella guerra fredda. Sono delle stazioni radio che trasmettono in onde corte dei messaggi cifrati, numeri, lettere o bit. Ma da chi vengono gestite, da dove trasmettono, il contenuto dei messaggi e a chi sono destinati i messaggi non è mai stato ufficialmente dichiarato. Si presume che siano gestite da enti governativi e i messaggi rivolti ad agenti segreti. Anche qui la traccia sonora rappresenta uno stimolo che ci accompagna in un dimensione onirica, il cui senso ultimo è lasciato proprio a ciascuno di noi. 

(redazione testo Debora Randisi)

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